L’Arresto Cardiaco Uccide Più del Covid-19

Arresto Cardiaco covid

Un dolore al petto, la perdita di coscienza e di respiro. È così che colpisce l’arresto cardiaco, lasciando a chi assiste solo pochi minuti a disposizione per intervenire.

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L’Italia sta cercando di riprendersi dalla pandemia globale di COVID-19, che in pochi mesi ha messo in ginocchio la sanità di molte regioni italiane. Tuttavia le altre patologie non sono certo scomparse in questi mesi di emergenza, ma hanno continuato a uccidere, nel silenzio generale.

Tra questi, l’arresto cardiaco, ritenuto il killer numero 1 in Italia e nel mondo. L’arresto cardiaco in Italia uccide circa 60.000 persone ogni anno. Un dato scioccante. Tuttavia esiste un’alternativa per ridurre drasticamente questi dati sconfortanti, ed è il defibrillatore.

Percentuale di Letalità: Covid e Arresto Cardiaco a Confronto

Arresto Cardiaco covid

Il tasso di letalità (infection fatality rate, Ifr) di Covid-19 viene calcolato dividendo il totale dei decessi per il totale delle persone infettate, compresi i casi non confermati da esami di laboratorio o che non mostrano sintomi. Questo parametro è difficile da valutare per diverse ragioni:

  • alcune persone contagiate hanno sintomi molto lievi (o non hanno sintomi) e quindi i casi non vengono individuati
  • il tasso di letalità può anche cambiare nel tempo, ad esempio se migliorano le cure prestate.
  • il tasso di letalità può dipendere dalla struttura demografica della popolazione, per esempio dalla presenza di molte persone anziane, dalle condizioni sociali e da altri fattori.

Per fare una prima stima dell’Ifr sono stati usati i dati raccolti sulla nave da crociera Diamond Princess, all’inizio di febbraio. Dopo la scoperta del focolaio, tutte le persone a bordo hanno effettuato il test diagnostico per il covid-19, il cosiddetto tampone. Sono quindi noti sia il totale delle persone infettate, anche senza sintomi, sia i decessi. È stato calcolato un tasso di letalità dello 0,65%.

E l’arresto cardiaco? Il tasso di letalità dell’arresto cardiaco varia in base all’immediatezza con cui viene applicato il defibrillatore, l’unico in grado di far ripartire un cuore in arresto cardiaco:

  • Se si interviene entro 9-10 minuti (tempo medio di arrivo di un’ambulanza) il tasso di letalità è del 90-99%, estremamente alto.
  • Se si interviene entro 2-3 minuti, il tasso di letalità si abbassa al 20%.
  • In unità coronarica, dove l'arresto cardiaco è una complicanza dell'infarto, la letalità è del 10%, perché la defibrillazione avviene nel giro di un minuto.

L’intervento da parte di chi si trova vicino alla persona vittima di arresto cardiaco si rivela di estrema importanza: l’uso del defibrillatore, assieme al massaggio cardiaco, permetterebbero di aumentare considerevolmente la percentuale di sopravvivenza. Purtroppo i dati forniti da IRC (Italian Resuscitation Council) mostrano che in Europa la rianimazione viene iniziata dai presenti soltanto nel 15% dei casi di arresto cardiaco. Se si riuscisse ad aumentare la percentuale di soccorso immediato dall’attuale 15% al 50-60% dei casi, potremmo salvare circa 100.000 persone all’anno in Europa.

Principali Cause di Morte in Italia

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La guerra al nemico invisibile del coronavirus prosegue senza sosta e, nonostante i continui passi avanti, non è ancora tempo di deporre le armi. Da inizio pandemia fino a metà luglio, il covid ha ucciso in Italia quasi 35.000 persone. 

In Italia l’arresto cardiaco uccide circa 60.000 persone ogni anno (circa una persona ogni 1.000 abitanti), rappresentando ancora una delle principali cause di mortalità. Uno studio basato su dati ISTAT del 2001 dimostra che la morte per arresto cardiaco rappresenta infatti il 10% della mortalità totale.

Per avere un'idea ancora più chiara della situazione, può essere utile un confronto con i dati dei decessi per altre malattie o eventi.

  • Decessi per AIDS: circa 700 l’anno
  • Decessi per droga: circa 1.000 l’anno
  • Decessi per obesità: circa 1.000 l'anno
  • Decessi per incidenti stradali: circa 3.000 l’anno
  • Decessi a causa dell’alcol: circa 17.000 l’anno
  • Decessi per arresto cardiaco: circa 60.000 l’anno
  • Decessi per tumori: circa 170.000 l’anno

Il motivo per cui le vittime di arresto cardiaco sono così numerose è soprattutto uno: l’assenza di defibrillatori semiautomatici sul territorio. Ad oggi, infatti, i defibrillatori sono obbligatori solo nelle strutture sanitarie o sociosanitarie, nelle ambulanze, negli ambulatori pubblici e privati, dal 1° luglio 2017 nelle associazioni sportive. Nessun obbligo, invece per scuole e aziende, per le quali il defibrillatore è solo consigliato dal Ministero della Salute. Nulla viene detto, infine, per i condomìni, anche se è dimostrato che più del 70% degli arresti cardiaci si verificano in casa.

Se la pandemia di COVID-19 è stata così grave e violenta da indurci a modificare i nostri comportamenti quotidiani, indossare mascherine, comprare igienizzanti, installare barriere protettive in negozi e farmacie, sanificare giornalmente gli ambienti di lavoro, per quale motivo l'arresto cardiaco, che causa da anni circa 165 morti ogni giorno, non è preso altrettanto seriamente? Basterebbe la presenza capillare di defibrillatori sul territorio per garantire la defibrillazione entro pochi minuti dall’intervento, permettendo la sopravvivenza di migliaia di persone.

L’arresto Cardiaco Uccide in Pochi minuti

Arresto Cardiaco covid

L’arresto cardiaco uccide più velocemente di qualsiasi altra malattia, incluso il COVID-19, che mediamente prevede un tempo di 11 giorni tra la comparsa dei sintomi e il decesso.

L’arresto cardiaco provoca immediatamente perdita di coscienza e assenza di respiro, condizione che il nostro corpo può sopportare per pochi minuti. Il tempo per intervenire in modo efficace su un arresto cardiaco è infatti al massimo 10 minuti. Il fattore tempo è infatti la variante più importante: ogni minuto che passa senza una rianimazione cardiopolmonare (RCP) precoce ed una defibrillazione significa la perdita di circa il 10% delle possibilità di sopravvivenza.

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