L’arresto cardiaco colpisce anche gli sportivi

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Nessuno è esente dal rischio di arresto cardiaco, che può colpire uomini e donne di qualsiasi età e condizione di salute. 

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Incidenza di arresto cardiaco tra gli sportivi

L'esercizio fisico regolare è uno degli strumenti più potenti per mantenersi in forma e mantenere uno stile di vita sano. Purtroppo però l’arresto cardiaco può colpire chiunque, anche persone apparentemente in forma e in salute. Le notizie sulla morte cardiaca improvvisa in atleti giovani e presumibilmente sani ha un grande impatto emotivo e sociale. Ma quali sono le cause dell’arresto cardiaco nello sport? 

Precisiamo subito che non è lo sport a provocare questi tragici eventi. Piuttosto, possiamo dire che lo sport smaschera problemi cardiaci latenti: è la combinazione fra questi ultimi e lo sforzo fisico che scatena in alcuni casi una aritmia fatale. In altre parole lo sport comporta un rischio in soggetti portatori di cardiopatie occulte.

Per questa ragione è fondamentale che tutte le persone che praticano sport, anche a livello amatoriale, in modo saltuario e al di fuori di circoli e associazioni sportive, si sottopongano a una visita di idoneità sportiva, per far emergere eventuali patologie cardiache che, anche in assenza di sintomi pregressi, possono causare problemi cardiovascolari. Gli atleti sono generalmente sottoposti a screening per identificare eventuali anomalie prima della partecipazione a sport, ma specialmente quando lo sport è praticato a livello amatoriale gli accertamenti rischiano di non essere eseguiti o di essere condotti in modo inadeguato. È per questa ragione che l’arresto cardiaco è di gran lunga più frequente tra i dilettanti (80%).

Oltre alla prevenzione tramite adeguati controlli di idoneità sportiva, è necessario diffondere la presenza di defibrillatori, gli unici strumenti in grado di ristabilire un ritmo cardiaco compatibile con la vita e aumentare la sopravvivenza all’arresto cardiaco negli atleti.

Defibrillatore obbligatorio per le associazioni sportive

Lo Stato italiano ha introdotto l’obbligo di defibrillatore dove si pratica sport e l’attività cardiaca si fa più intensa.

Già dal 2012 il defibrillatore semiautomatico DAE è obbligatorio per le Associazioni Sportive Dilettantistiche e Professionistiche, da quando il decreto Balduzzi lo rese necessario anche per l’attività sportiva non agonistica.

L’obiettivo della legge è quello di “salvaguardare la salute dei cittadini che praticano attività sportiva non agonistica o amatoriale”, come citato nel testo stesso, e agire tempestivamente in caso di arresto cardiaco.

A confermare l’obbligo di defibrillatori per le ASD, ci ha pensato anche l’ultima legge in materia di defibrillatori, la ​​legge n.116 del 4 agosto 2021 "Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici". Questa legge chiarisce alcuni punti sui cui il Decreto Balduzzi era stato poco chiaro, e cioè quando è necessaria la presenza del defibrillatore, estendendo l’obbligo del defibrillatore per le società sportive dilettantistiche e professionistiche anche durante allenamenti e competizioni, oltre che durante le gare.

Le società sportive che utilizzano gli impianti sportivi pubblici hanno l’obbligo di condividere il defibrillatore con coloro che utilizzano gli impianti stessi. Tra gli adempimenti delle società sportive, c’è la registrazione del defibrillatore presso la centrale operativa del sistema di emergenza sanitaria 118 territorialmente competente, alla quale dovrà anche essere comunicata:

  • l’esatta collocazione del defibrillatore
  • le caratteristiche
  • la marca
  • il modello
  • la data di scadenza delle parti consumabili (batterie e piastre adesive)
  • gli orari di accessibilità al pubblico. 
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