Una studentessa di 16 anni, frequentante l’Istituto tecnico agrario, salvata dall’intervento provvidenziale della sua insegnante. La storia raccontata dal Corriere della Sera.
La ragazza, dopo la ricreazione, rientra in classe e si siede. Neanche il tempo di guardarsi intorno e cade a terra preda di un arresto cardiaco. L’insegnante, a conoscenza della cardiomiopatia della quale soffre, interviene immediatamente. Quando si rende conto che il cuore della studentessa è fermo fa uscire tutti gli alunni, dà l’allarme e chiama il 118. Non c’è un attimo da perdere e tutto si gioca in pochissimo tempo: la defibrillazione, infatti, deve avvenire entro i fatidici «cinque minuti d’oro», dicono gli studi internazionali.
Dalla centrale operativa le comunicano le istruzioni necessarie e lei inizia a praticare il massaggio cardiaco all’allieva e utilizza il defibrillatore automatico esterno (Dae), che non solo le salverà la vita, ma impedirà che si verifichino danni irreversibili al cervello.
Il 118 è arrivato dopo 18 minuti, l’hanno portata in ospedale, sedata e intubata in Terapia intensiva. Si è risvegliata dopo due giorni: Diciotto minuti di attesa per un’ambulanza sono tanti e qualche strascico lo lasciano. Ginevra ha vuoti di memoria, non riesce a camminare, ma il suo cervello non riporta danni irreversibili. La ragazza ce la fa e accetta che le venga inserito un defibrillatore sottocutaneo.
La madre della ragazza aveva una sindrome cardiaca rara, chiamata sindrome X. La gravidanza purtroppo le sarà fatale: morirà durante il parto. L’autopsia rivelerà che aveva una cardiomiopatia. Quando nasce la ragazza, le probabilità che la patologia materna faccia parte del suo patrimonio genetico sono del 50%. Infatti, alla fine, fu così: a 11 anni le fu diagnosticata una forma di cardiomiopatia dello stesso tipo della madre.