Defibrillatore scarico al Comune di Como: muore un 66enne. Chi si occupa della manutenzione?

ambulanza

Defibrillatori senza batterie, con elettrodi scaduti, con spie che segnalano malfunzionamenti. Come evitare che strumenti così indispensabili alla sopravvivenza, e sui quali sono stati spesi centinaia di euro, diventino degli aggeggi del tutto inutili?

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I momenti che seguono l’arresto cardiaco sono estremamente preziosi, perché è proprio in quei primi minuti che si può tentare di salvare una vita: poi le possibilità di sopravvivenza svaniscono. Tra le azioni da fare, oltre al massaggio cardiaco, c’è l’utilizzo di un defibrillatore, proprio come quelli che si trovano nelle nostre piazze, davanti al comune, nella reception delle palestre, nelle scuole: luoghi accessibili a tutti, proprio perché il defibrillatore va usato da chi ne ha bisogno. Ma cosa succede se quel defibrillatore, forse l’unica àncora di sopravvivenza, non funziona?

È quello che è successo a Como nella tarda mattinata del 12 dicembre. Un uomo di 66 anni è stato colto da un improvviso malore e si è accasciato al suolo. Alcuni passanti lo hanno soccorso ma è stato un medico dell'ospedale di Como a riconoscere l’arresto cardiaco e a tentare di salvargli la vita. Nell'attesa dell'arrivo dell'ambulanza il medico gli ha praticato dapprima il massaggio cardiaco, poi ha provato con il defibrillatore semiautomatico preso dall'ingresso del Municipio del Comune di Como. Purtroppo quando ha provato ad attivarlo ha fatto una drammatica scoperta: l'apparecchio non si accendeva. Dopo alcuni minuti è giunta sul posto un'ambulanza della Croce Azzurra di Como. “Noi stessi abbiamo provato ad accendere la macchina, a premere i tasti on e off, ma non dava risposta. A quel punto abbiamo subito utilizzato il nostro defibrillatore», ha spiegato a “La Provincia” una volontaria della Croce Azzurra intervenuta sul posto. Le condizioni del 66enne erano a dir poco gravi e l'uomo è giunto all'ospedale Valduce morto.

Forse sarebbe morto comunque, anche con il defibrillatore in perfetto stato, ma certo l’impossibilità di utilizzarlo solleva alcuni quesiti ai quali qualcuno dovrà dare risposta. 

Perché il defibrillatore collocato fuori dal Comune non funzionava? Colpa di un guasto o di una mancata manutenzione? Cosa fare per evitare che succeda ancora?

I giornali sono pieni di notizie simili, e le nostre città e paesi sono colmi di defibrillatori senza batterie, con elettrodi scaduti, con spie che segnalano malfunzionamenti. Come evitare che strumenti così indispensabili alla sopravvivenza, e sui quali sono stati spesi centinaia di euro, diventino degli aggeggi del tutto inutili?

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