Se pensiamo alle aritmie, o peggio, all’arresto cardiaco nello sport, negli occhi abbiamo le drammatiche immagini dell'arresto cardiaco che ha colpito il calciatore 29enne della nazionale danese Christian Eriksen degli scorsi campionati europei di calcio. Un lieto fine, grazie all’intervento immediato dello staff medico che ha applicato le manovre di rianimazione e utilizzato il defibrillatore, che purtroppo non c’è stato per altri atleti, come Piermario Morosini stroncato da un arresto cardiaco sul campo da calcio quasi dieci anni fa, e Davide Astori.
Viene definita morte improvvisa da sport quella morte che avviene entro un’ora dall’inizio dei sintomi acuti, in coincidenza temporale con l’attività sportiva ed in assenza di cause esterne atte di per sé a provocarla. “Va sottolineato che si tratta di fenomeni molto rari: le morti improvvise da sport riguardano l’1% di tutte le morti improvvise e hanno un’incidenza di 0,7 ogni 100.000 abitanti”, spiega il dottor Roberto Filippini, direttore del servizio di medicina dello sport dell’Ospedale Sacro Cuore di Negrar (Verona). Ad esserne maggiormente colpiti sono i soggetti uomini adulti per cause differenti a seconda dell'età: tra gli sportivi con un’età superiore ai 35 anni tale condizione cardiaca è in molti casi una coronaropatia aterosclerotica, mentre in quelli di età inferiore prevalgono cardiomiopatie aritmiche genetica o altre alterazioni congenite.
Ovviamente non è l’esercizio fisico in sé a provocare la morte su un cuore sano: precisiamo infatti che l’esercizio fisico è essenziale per rimanere in salute. A provocarla è il fatto che lo sport, soprattutto se ad alta intensità, può smascherare una patologia a livello cardiaco che causa l’evento improvviso, spesso legato a un evento aritmico del cuore.