Morti in aumento, ma non solo per Covid-19

covid arresto cardiaco

Da marzo ad agosto sono aumentati i decessi per cause diverse da Covid-19, ma comunque collegate. 

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Da marzo a oggi, in dieci mesi, il Covid-19 è costato la vita a più di 60mila italiani. Ogni pomeriggio il dato sulle morti ufficiali per Covid viene aggiornato, ma le morti legate direttamente o indirettamente alla pandemia sono in realtà molte di più.

C’è una quota di persone morte a causa delle complicanze dell’infezione che non sono mai state intercettate. 

E c’è inoltre una quota di vittime «indirette», colpite (o già affette) da altre malattie e impossibilitate a ricevere le cure adeguate durante la tempesta generata dall'emergenza sanitaria. Persone non positive, ma che con l’aggravamento delle loro condizioni sono decedute per il mancato accesso alle cure. 

Sul totale dei decessi in più conteggiati durante la prima ondata, quanti rientrano nei numeri ufficiali? Meno della metà (43.5 %). Questo vuol dire che, come fa notare la Fondazione Veronesi, vista l’eccezionalità di questo 2020, anche la restante quota di vittime in eccesso è da ricondurre alla pandemia. 

L’impatto del covid-19 sull’Italia

Covid-19 si è abbattuto come un uragano sull’Italia, fino a pochi mesi fa millantata per l’alto tasso di longevità. 

Nello specifico, le cifre riportate dall’Istat riguardano il periodo che va da gennaio ad agosto del 2020, valutando la variazione dei decessi totali rispetto alla media degli anni precedenti. Il totale dei decessi in Italia da gennaio ad agosto 2020 è di 475mila morti, di cui ben 243mila al Nord, 143mila al Mezzogiorno e 89mila al Centro Italia. Il totale dei morti registrati in Italia da gennaio ad agosto è in aumento dell’8,6% rispetto alla media 2015-2019.

A confermarlo uno studio pubblicato sulla rivista Public Health, secondo cui tra marzo e aprile il tasso di mortalità è più che raddoppiato (+109%). Si tratta del dato medio nazionale, con dati meno preoccupanti per le Regioni del Sud, ma allarmanti nei Comuni del Nord più colpiti dalla prima ondata con numeri sui decessi cresciuti anche del 600%. Questi dati evidenziano come, «per effetto del lockdown di marzo, la prima ondata abbia avuto una natura locale, sfiorando appena gran parte del Centro e del Sud Italia», conferma Anna Odone, ordinario di igiene all’Università di Pavia. 

Morti in eccesso non solo per covid-19 

Ma le morti legate direttamente o indirettamente alla pandemia sono molte di più. 

Da una parte ci sono le morti per Covid-19 senza che l’infezione sia mai stata accertata. Una situazione molto comune soprattutto tra febbraio e marzo, quando i tamponi scarseggiavano e i test venivano di fatto riservati ai pazienti ricoverati in ospedale. Queste morti non compaiono nei bollettini ufficiali, ma si tratta lo stesso di pazienti deceduti per Covid-19. 

A pesare in egual modo, il numero di persone che hanno perso la vita non a causa della malattia da coronavirus. «Una quota consistente di morti in eccesso è dovuta al mancato accesso alle cure per altre malattie», dichiara Odone. Una situazione che, a detta degli esperti, è sempre più allarmante e guidata dalla scelta di non recarsi in ospedale per paura del contagio, oltre che dalla cancellazione di visite e interventi non urgenti per lasciare spazio all’assistenza ai pazienti contagiati.

Arresti cardiaci in aumento 

Anche le morti per infarto e arresto cardiaco sono aumentare. La ragione è la paura di intervenire con il massaggio cardiaco e rischiare il contagio, incidendo sulla sopravvivenza delle persone colpite da arresto cardiaco. È quello che si è verificato nelle settimane più critiche dell'emergenza sanitaria. 

Come documentato in diversi studi, in quattro delle province lombarde più colpite dal contagio (Pavia, Lodi, Cremona e Mantova) si è registrato un numero di arresti cardiaci di gran lunga superiore (+58 per cento, in media) a quelli rilevati nello stesso periodo del 2019 (+133). I dati diffusi dai cardiologi del policlinico San Matteo e dai soccorritori dell’Azienda Regionale Emergenza Urgenza (Areu) di Pavia evidenziano come - tra la fine di febbraio e lo stesso periodo di marzo - la malattia provocata dal Sars CoV-2 ha avuto un forte impatto sull’incidenza degli arresti cardiaci avvenuti fuori dall’ospedale. 

Analoghe le conclusioni di un altro studio condotto a Parigi, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Public Health. I più colpiti sono risultati gli uomini, secondo lo stesso trend che ha riguardato la malattia provocata dal coronavirus. Oltre ad aumentare nei numeri, gli arresti cardiaci registrati durante la pandemia hanno fatto registrare una quota crescente di decessi (a causa dell'isolamento dei pazienti e del ritardo nei soccorsi). 

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