L'arresto cardiaco ha ucciso Maradona

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Diego Armando Maradona è morto per un arresto cardiaco mentre si trovava nella casa di Buenos Aires dove si era trasferito dopo essere stato dimesso dalla clinica dov'era stato operato al cervello.

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Una notizia che non avremmo mai voluto ricevere: Diego Armando Maradona è morto all’età di 60 anni in seguito ad un arresto cardiocircolatorio, mentre si trovava nella sua abitazione di Tigres, nella periferia di Buenos Aires. A soccorrere l’ex Pibe de oro sono arrivate sei ambulanze, che hanno tentato di rianimarlo, ma senza successo.
Le condizioni di salute dell’ex-campione non erano da tempo ottimali: un quadro definito dagli specialisti come complesso e delicato, uno stato fisico provato da un passato segnato dall’abuso di droga e alcol, oltre all’aver subito due attacchi di cuore e contratto l’epatite. Poi il 30 ottobre 2020 l’ennesima spia di malessere a causa della quale era stato ricoverato inizialmente per quella che sembrava fosse soltanto una forma di anemia, caratterizzata da ansia persistente e stati depressivi. Tuttavia era stata riscontrata la presenza di un ematoma cerebrale riconducibile ad una caduta.

A seguito della diagnosi, Maradona è stato poi sottoposto il 3 novembre ad un intervento d’urgenza per la rimozione dell’ematoma subdurale, ossia il versamento di sangue nello spazio tra la dura madre e l’aracnoide dell’ex –campione. Dopo le dimissioni, le condizioni erano ancora delicate a causa di un quadro clinico generale complesso, difatti è stato seguito nella sua casa di periferia da un’equipe medica specializzata per l’avvio di un percorso riabilitativo. Ma il cuore del Pibe de oro non ha retto e sui giornali il suo nome è accompagnato dalla parola “arresto cardiaco”. 

Cos’è un arresto cardiaco?

L’arresto cardiaco improvviso è una grave situazione d’emergenza caratterizzata dall’improvvisa e repentina cessazione dell’attività di pompa del cuore, dalla perdita di coscienza e dall’assenza di respiro. Cessando la sua attività di pompa, il cuore non pompa più il sangue al corpo e al cervello. In assenza di un immediato intervento, può portare al decesso nell'arco di pochi minuti.

Si può sopravvivere ad un arresto cardiaco?

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Oggi purtroppo nove persone su dieci che subiscono un arresto cardiocircolatorio fuori dall’ospedale muoiono. La sopravvivenza all'arresto cardiaco dipende dalla corretta realizzazione di una serie di interventi che devono susseguirsi senza interruzioni. Se una delle fasi del soccorso viene a mancare le possibilità di sopravvivenza sono estremamente ridotte. I quattro anelli della catena di sopravvivenza sono costituiti da:

  • accesso precoce al sistema di emergenza medica (118);
  • inizio precoce delle procedure di rianimazione (con particolare riferimento alle misure messe in atto dalle persone presenti);
  • defibrillazione precoce, cioè arrivo precoce sul posto e utilizzo di un defibrillatore;
  • inizio precoce degli ulteriori trattamenti intensivi da parte di personale medico.

L'utilizzo di un defibrillatore in tempi brevissimi è quindi indispensabile per avere maggiori probabilità di sopravvivere all'arresto cardiaco improvviso. Il suo utilizzo nei primissimi minuti dall'eventopuò aumentare del 70%le possibilità di sopravvivenza e per questo è importante che i defibrillatori siano diffusi capillarmente sul territorio, soprattutto nei luoghi pubblici molto affollati, come stazioni, centri commerciali e supermercati

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