Un giovane sedicenne è andato in arresto cardiaco durante la preparazione di una gara di equitazione. Oggi il ragazzo sta meglio e questo grazie ad una catena di soccorso che comprende gli astanti che sono stati guidati dall'infermiere di centrale che ha fornito informazioni fondamentali prima dell'arrivo dell'automedica, il defibrillatore presente, e l'arrivo in tempi rapidi dei mezzi di soccorso. Parte da questa vicenda il direttore dell'emergenza urgenza Massimo Mandò per ribadire con forza alcuni concetti chiave. “Questi eventi, dichiara Massimo Mandò, possono accadere a tutti, ad ogni età ed in ogni luogo. Da questi accadimenti se ne può uscire solo se la rete di protezione funziona.
In particolare è fondamentale che in ogni luogo dove si svolgono attività agonistiche o dove comunque si ritrovano un gran numero di persone, siano presenti i defibrillatori, e soprattutto che vi siano persone formate al loro utilizzo.
La legge italiana prevede, infatti, il DAE (Defibrillatore Semiautomatico Esterno) nei luoghi dove si fa sport ma anche allenamento e gare agonistiche e non. Prima di ogni cosa, quindi, deve essere presente in loco questo strumento, poi, come detto ci vuole personale formato e poi perchè tutto funzioni i soccorsi devono essere tempestivi, come successo al sedicenne.
I nostri operatori, inoltre, sono in grado di guidare telefonicamente le persone sul posto in attesa dell'arrivo dei sanitari. Questo è un ulteriore elemento di forza della rete.
"Quello che vorrei ribadire è che oggi è necessario un vero cambio culturale da parte di tutti: dei gestori di impianti, di chi organizza manifestazioni e degli stessi cittadini che possono veramente fare la differenza tra la vita e la morte", spiega il medico.
Per la vittima di arresto cardiaco, ogni minuto che passa è importante: l’80% dei decessi avviene lontano da ospedali e strutture sanitarie e nel 65% dei casi l’arresto cardiaco avviene in presenza di testimoni.
Per questo è ancora più importante avere persone preparate, non solo in ambulanza o in ospedale, ma anche nelle case e nei luoghi di vita sociale, la loro formazione e la capacità di saper utilizzare al meglio i defibrillatori fa la differenza.”