Quanto è grave un arresto cardiaco?
Ormai di defibrillatori se ne vedono sempre di più e nella nostra quotidianità passiamo davanti, quasi senza accorgercene, al defibrillatore in farmacia, in palestra, in comune e persino alla stazione dei treni. Alcuni sanno che sono utili nel caso in cui succeda un arresto cardiaco, ma chi può realmente usarli?
Si è generalmente portati a credere che se non si è un medico, in attesa dell’ambulanza è meglio non intervenire, fare il minimo indispensabile per evitare di peggiorare la situazione. Se questo può essere vero in molti casi, di certo non lo è con l’arresto cardiaco.
L’arresto cardiaco improvviso è una situazione di emergenza estrema, paragonabile per gravità a un annegamento. La funzione di pompa del cuore cessa improvvisamente e di conseguenza il sangue non circola più e non può essere ossigenato. Passati i primi minuti in cui gli organi consumano l'ossigeno presente nel corpo, non ricevendo più sangue e ossigeno, tutti gli vanno incontro a morte. In particolare, il cervello è l’organo più sensibile alla carenza di ossigeno (chiamata ipossia cerebrale) e già dopo meno di 5 minuti subisce i primi danni irreversibili. Passati 12 minuti, il cervello è totalmente compromesso e le probabilità di sopravvivenza del paziente colpito da arresto cardiaco sono pari a zero. Per questo motivo è fondamentale un intervento immediato per salvare la vita.