Ha tenuto col fiato sospeso tutto il mondo Christian Eriksen, il giocatore danese crollato a terra a Copenaghen all’improvviso al 43′ del primo tempo della partita Danimarca-Finlandia: immediatamente, al giocatore è stato applicato il massaggio cardiaco. Poi la respirazione bocca a bocca. Ma ad essere probabilmente risultato decisivo è stato il tempestivo utilizzo del defibrillatore. Dopo pochi minuti, infatti, l’atleta ha ripreso coscienza. Ora, a distanza di un giorno, è ricoverato in ospedale, ma sta bene.
Eriksen era morto, il defibrillatore lo ha salvato
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Eriksen è stato salvato da massaggio cardiaco e defibrillatore. Solo così si può salvare una persona dall'arresto cardiaco.
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Determinante il soccorso efficace immediato
“Il soccorso immediato ed appropriato assicurato pochi giorni fa sul campo ad Eriksen ha fatto la differenza tra la vita e la morte. Un massaggio cardiaco immediato ad una vittima di arresto cardiaco improvviso, attivato entro i primi 90 secondi, e la scarica erogata da un defibrillatore entro i primi 5 minuti hanno significative probabilità di salvare la vita senza esiti neurologici invalidanti”, ha detto all’Ansa il presidente nazionale del 118 Mario Balzanelli.
“Auguriamo ad Eriksen la più pronta e completa guarigione. E auspichiamo, contestualmente, con massima urgenza, il decollo istituzionale “intensivo” di ogni percorso di formazione-addestramento della popolazione nazionale in tema di conoscenza teorico-pratica delle manovre salvavita del Primo Soccorso, in tutti gli ambienti di vita e di lavoro, ma particolarmente a partire dagli anni della formazione scolastica”.
La Legge lo impone
Il presidente del 118 ha quindi sottolineato la necessità di attuare l’articolo 1, comma 10 della Legge 107/2015, che prevede l’insegnamento delle manovre salvavita agli studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado: una norma che ad oggi rimane in altissima percentuale non attuata.
“Riteniamo di estrema importanza da parte dello Stato – ha detto Balzanelli – attivare, dopo ben 27 anni, questa svolta sostanziale di civiltà che riguarda la vita di noi tutti, e consentire finalmente a chiunque si trovi di fronte a un arresto cardiaco (dopo 3-4 minuti dall’insorgenza le lesioni cerebrali diventano irreversibili), di saper mettere correttamente due mani sul torace e di poter disporre in tempi brevissimi di un defibrillatore – ha concluso – si tratta di salvare innumerevoli vite, di qualunque fascia d’età, ogni giorno, ovunque, come la storia di Eriksen dimostra con estrema chiarezza, vite che diversamente continueranno, dati alla mano, a spegnersi”.
Corsi e defibrillatori, chi li ha visti?
Ad oggi, però, nella maggior parte delle scuole questo genere di corsi non sono mai partiti.
E anche i defibrillatori non sono sempre presenti: si trovano solo dove l’istituto scolastico ha deciso in autonomia di installarlo, usando fondi propri o le risorse messe a disposizione dal Ministero dell'Istruzione.
Secondo Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, “dalla vicenda di Christian Eriksen dovremmo imparare una volta per tutte che servono defibrillatori ovunque: nelle scuole, nei luoghi pubblici e di socializzazione, nei luoghi di sport amatoriale”.
“E insieme ai defibrillatori – ha concluso Fratoianni -, anche corsi per salvare la vita agli altri, a partire dalle scuole. Salvare la vita deve diventare un dovere civico, oltre che morale”.